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di Luca Pelosi (Il Romanista)
In un 1953 pieno di successi, spicca la gara del 13 luglio, con un podio tutto giallorosso che vede arrivare al secondo posto Fabbri e al terzo Imperi
Due indipendenti, venticinque dilettanti e undici esordienti hanno rappresentato l’A.S. Roma Ciclismo nell’anno d’oro 1953. Una stagione che ha visto le maglie giallorosse sempre presenti in gare regionali, nazionali e ai campionati del mondo. E che il Corriere dello Sport celebra con un lungo articolo a pagina 2, il 16 dicembre 1953.
“Tutti questi atleti – si legge – proporzionalmente alla categoria cui appartengono, alla età e alla esperienza che possiedono, hanno contribuito al massimo per le fortune dei colori della società romana: con alto spirito agonistico e con spiccato senso di attaccamento, conquistando al sodalizio sportivo capitolina di via del Quirinale due campionati nazionali, ben quarantaquattro coppe e due medaglie d’oro. Questo, in sintesi, ha detto con parole chiare ed eloquenti il presidente della sezione ciclistica della Roma, comm. Armando Lugari, leggendo il testo della relazione presentata come plauso ufficiale rivolto dal C.D. della A.S. Roma ad atleti e dirigenti della sezione giallorossa. Relazione, è intuitivo, a lungo e unanimemente applaudita e approvata. In sostanza, ha aggiunto Lugari nella sua significativa esposizione, Bruno Monti, che per il primo anno ha militato tra gli indipendenti, attraverso il punteggio di cinque gare, si è meritatamente guadagnato il titolo di campione della categoria, dimostrando così di quale lega sono costituite le basi tecnico-agonistiche in dotazione di ciascuno dei corridori, formato e forgiato dalla fucina giallorossa. Il giovanissimo Nello Fabbri, che non ha bisogno di presentazione, ha corso nel primo anno in veste di dilettante, sbalordendo competenti e ammiratori per la costanza di rendimento dimostrata dal principio alla fine della stagione. Anche Fabbri ha conquistato il titolo nazionale, in una velocissima gara nata e conclusasi a Trieste il 20 settembre scorso. Il longilineo, taciturno e biondo corridore della Roma è stato unanimemente pronosticato una delle più fulgide speranze del ciclismo italiano. Il passaggio di Bruno Monti e Luciano Ciancola alla categoria superiore ha pesato sull’esito della Coppa Italia, già vinta dalla Roma per due anni consecutivi, ma anche il terzo posto nell’ultima edizione ha il suo valore se si considera la numerosa e agguerrita schiera delle squadre ammesse alla finale, la massima parte delle quali è terminata alle spalle della compagine giallorossa. L’attività svolta dagli esordienti poi ha avuto un buon esito, incoraggiante sia agli effetti della propaganda tra i giovani sia agli effetti dei risultati puramente agonistici: infatti, anche in questo campo, i “giovanissimi” dell Roma hanno riportato promettenti affermazioni, tali da consigliare senz’altro il proseguimento dell’attività”.
Il Corriere dello Sport non manca di sottolineare un plauso “al direttore sportivo Pietro Chiappini, uno dei principali artefici e collaboratore primo delle affermazioni di tinta giallorossa, per quanto hanno saputo fare e faranno per l’A.S. Roma, sezione ciclismo”.
Una delle affermazioni particolarmente rilevanti dell’annata è quella di Fernando Salimbeni, che il 13 luglio 1953 vince il Gran Premio Città di Bagnoregio. Una gara che si caratterizza per un podio tutto romanista e per il significato che ha per tutto il ciclismo regionale. Questa la cronaca del Corriere dello Sport: “Su di un percorso da campionato mondiale il giallorosso Salimbeni ha colto la vittoria dopo una corsa entusiasmante. Il campione dei dilettanti oggi è stato il migliore e ha dominato il campo dei partecipanti. Il percorso alquanto difficile e le numerose forature hanno fatto molte vittime. Tra di loro, il vincitore del giro del Lago di Bolsena Conti, poi ritiratosi, e Ardelio Trapè, della Lazio, che a 12 chilometri dal traguardo ha visto svanire il sogno di una vittoria cullata per tutta la durata della fuga iniziata con Fabbri, Imperi e Salimbeni fin dalla partenza. La corsa ha avuto due fasi distinte. La prima si è avuta dopo la caduta di Salimbeni sulla salita di Monterado che faceva mettere le ali ai piedi a Fabbri, Imperi e Trapè, che prendevano cento metri al giallorosso e aumentavano il vantaggio dopo aver percorso il primo giro del circuito. La seconda parte della gara è caratterizzata dall’inseguimento e dal congiungimento di Salimbeni con i tre fuggitivi. Gli altri concorrenti sono ormai tagliati fuori. I quattro ad andatura sostenuta s’involano verso il traguardo. Trapè a Porano è vittima di una foratura, i tre giallorossi aumentano l’andatura per distanziare il rivale biancoazzurro. Sulla salita di Porano si fa avanti Spaccatrossi, mentre Imperi cede all’andatura di Salimbeni e Fabbri. Il traguardo è ormai prossimo e la vittoria si disputerà in volata. Salimbeni non ha difficoltà a battere Fabbri sotto lo striscione d’arrivo, salutato dagli applausi di una folla sportivissima. A brevi intervalli giungono poi altri concorrenti”. L’ordine d’arrivo vede dunque un podio tutto romanista. Salimbeni, che copre i 102 chilometri del percorso alla media di 34,800 km/h, davanti a Nello Fabbri e ad Elio Imperi, giunto a 57 secondi di distanza. Quarto è Mario Spaccatrossi e quinto Ardelio Trapè.
La gara fornisce lo spunto a Pino Pettè, editorialista del Corriere dello Sport, per un commento sullo stato di salute del ciclismo regionale. A sostegno della bontà del lavoro delle squadre locali, si cita “la smagliante affermazione colta a Bagnoregio dal romano Fernando Salimbeni della A.S. Roma; e, cioè che rallegra, è che il suo successo è coronato da altre affermazioni. Secondo, infatti, a ruota, si è classificato il redivivo Fabbri, protagonista, assieme al compagno di squadra, di una bella fuga iniziata sulla salita di Porano. Il campo dei partecipanti è stato dominato dai dilettanti della nostra regione i quali, tra gli arrivati al traguardo, hanno conquistato le prime nove piazze, con Imperi terzo. Il ciclismo regionale è sulla via della riabilitazione e la gara di Bagnoregio lo indica in maniera abbastanza eloquente, dimostrando che non si è nel vero quando si vuole affermare che gli assi del dilettantismio regionale hanno preso il vezzo di sonnecchiare, come spesso fanno i fratelli maggiori del professionismo”.
Tutto grazie all’A.S. Roma Ciclismo.