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di Luca Pelosi (Il Romanista)
Sono passati ottant’anni. Il 15 febbraio 1942 un altro alloro andava a occupare la bacheca dell’A.S. Roma Ciclismo. Non il primo, né l’ultimo, ma uno un po’ particolare perché viene dal ciclocross. Lo conquistò Mario Gentili a Vetralla e andare a riscoprire la sua impresa significa anche imbattersi nell’articolo che la raccontò, firmato da Sandro Giovannini. Sì, proprio lui, il celebre commediografo che con Pietro Garinei formò il duo “Garinei e Giovannini” e con cui scrisse numerose commedie musicali di successo. Entrambi iniziarono come giornalisti sportivi. E Sandro Giovannini, oltre a raccontare lo scudetto della Roma Calcio, nel 1942 veniva spesso inviato dal Littoriale anche al seguito dei ciclisti giallorossi. Sentite come descrive l’atmosfera: «È nevicato tutta la notte, quassù. Poi, quando di buon’ora è scesa dai Cimini la tramontana e ha spazzato le nuvole basse della visitatrice notturna, non è rimasta altro che una fragile trapunta sui prati rinsecchiti». E intanto, prima della gara, «scarpe ruotano e scricchiolano sulla ghiaia biancastra nell’alberaia che, attraverso le piccole frazioni, conduce a Vetralla città, là dove fra un’ora una bandiera darà il via ai cinquanta aspiranti al titolo di campione italiano di corsa ciclo-campestre».
Sì, così era definito il ciclocross all’epoca. L’abbigliamento dei ciclisti è adeguato all’ambiente sapientemente descritto e alla tramontana. Tutti coperti, insomma. «I corridori sono partiti, lasciateli strapiombare giù per le discese, come noccioli di ciliegie schizzati via dalle dita, lasciateli sculettare su per le salite, come capre asmatiche». Il nostro cronista, che già fa intravedere il talento creativo che svilupperà nella sua seconda e più celebre carriera, intanto si sposta in un punto più tranquillo. E li vede «bicicletta in spalla, trasformarsi in maratoneti». Il tutto in una «atmosfera da vecchio presepio, attorno a un placido fontanile, con donne e uomini accorsi dai paesi vicini con in mano bandierine gialle e rosse». Segno evidente che il tifo è per la Roma. E tra i primi c’è Mario Gentili, con Covolo e Zanotti. «Sul volto hanno una maschera di fango, sprizzato da sotto le ruote. Una vecchietta dice: “poveretti” e allarga le braccia in un gesto che sa di compassione e di incoraggiamento». Prato, strada, sentieri, fango. Cancelli, palizzate, passaggi a livello. Fango e neve, neve e fango. Non manca nulla, nella descrizione di Sandro Giovannini, con Mario Gentili che nella seconda parte della gara stacca tutti. Si rientra in città, una breve discesa ma poi, per arrivare sulla piazza, c’è da superare una scalinata. Un classico del ciclocross, anzi, delle ciclo-campestri. È mezzogiorno, il campanile batte i 12 rintocchi, mentre «Gentili tace, bicicletta al collo, tra gl’incitamenti dei ragazzotti paesani, i venti e più gradini sui quali il sole gioca in prospettiva a tracciare triangoli gialli dalle inverosimili ipotenuse». Che classe…
Ed eccoci all’arrivo. Sotto lo striscione del traguardo si è radunata tutta Vetralla. E sentite come viene raccontato il finale: «Dall’ogiva grigiastra della Porta Romana sbuca la piccola sagoma di un ciclista. Ha la maglia giallorossa. È Gentili che avventa le sue ultime piastrelle del selciato, le sue ultime pedalate. È a dieci metri, a cinque, a due. Ha vinto. Gli amici lo fanno scendere dalla bici e quasi lo gettano a terra nella foga di abbracciarlo. Ora, mentre indossa la maglia bianca, bordata di tricolore, posa per il fotografo. E sulla maschera fangosa del volto, quel fango che per toglierlo ci vorrà uno scalpello, passa la smorfia di un sorriso. La vecchietta non gli direbbe più “poveretto”». Mario Gentili, A.S. Roma Ciclismo, è campione italiano di ciclocross.
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