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di Luca Pelosi (Il Romanista)
Era l’anno dei Mondiali, quelli del ’66. Anno di successi, raccontato nel libro “A.S. Roma Ciclismo – 90 anni di storia in bicicletta” di Enzo Vicennati. È un ciclismo di forza, passione e valori sportivi. Gli anni Trenta sono stati cancellati per tante cose, ma non per il senso dell’onore che continua a permeare gli sport, e il ciclismo non fa eccezione. L’A.S. Roma Ciclismo non si ferma mai, il presidente Baldesi guarda sempre avanti, i risultati arrivano e lui guarda a un giovane interessante: Giovanni Bramucci. Ha visto giusto. Verso la fine di aprile il ragazzo vince la Coppa Città di Anagni, sotto una pioggia incessante, su un percorso da ripetere sei volte e con una salita di 4 chilometri.
A tenere le fila è sempre “Sor Pietro”, Chiappini, che applaude i ragazzi giallorossi mentre sfiancano la resistenza del giovane Ruffini, corridore di Grottaferrata fortissimo, ma che non ha alle spalle una squadra. Le vittorie giallorosse sono sempre il frutto sia della classe e della bravura del singolo, sia del lavoro di squadra. Oggi come allora. Bramucci e Spadolini raggiungono Ruffini e Iacomini, proseguono in 4, e poi Bramucci stacca tutti.
A maggio sarà Spadolini a trionfare, vincendo la Maglia d’Oro per Egidio Costanzo a Lunghezza e poi a Campoverde la prima coppa “Birra Perona”. È la terza vittoria in sette giorni.
E poi Pietroni, e non Peroni. Dreher e non Peroni. Parliamo del Gran Premio di Latina Birra Dreher, organizzato dalla Ciclistica Latina e vinto da Pietroni. Giochi di parole, oltre che giochi di squadra. Pietroni vince grazie al lavoro di Spadolini, dopo una corsa dominata e controllata dai ragazzi della Roma. A giugno torna a vincere Bramucci, a Formia, davanti a Frezza e Spadolini. Un podio tutto romanista. E non è finito qui, quel magico 1966.
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