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di Luca Pelosi (Il Romanista)
Ci sono pezzi di Roma, nella storia del ciclismo, tra le maglie tricolori. Una particolarmente significativa riguarda il titolo italiano dilettanti vinto da Nello Fabbri il 20 settembre 1953 a Trieste. Nato nella Borgata Ottavia il 15 marzo 1934 – come si legge nel libro di Enzo Vicennati “As Roma Ciclismo – 90 anni in bicicletta” – è un passista-scalatore, alto 1 metro e 84 centimetri per 73 chili.
Il 20 settembre 1953 è il suo giorno. Il medico di corsa diceva, al mattino: “Nello è un fenomeno, ha un fisico che risponde pienamente agli sforzi che deve compiere uno che pratica lo sport della bicicletta. Sarà il Coppi del domani. E, credetemi, di un domani nemmeno lontano”. Non lo sarebbe diventato, ma sarebbe stato un’ottima spalla per tanti corridori importanti tra i professionisti.
Il 20 settembre 1953 si corre un campionato italiano durissimo, tra Gorizia, Monfalcone e Trieste. Dopo una prima e numerosa fuga ripresa dal gruppo, scattano Bertoglio, Gianneschi, Porta e Moser. Si tratta di Aldo, fratello maggiore di Francesco. Su di loro arrivano Nello Fabbri e Gastone Nencini. Proprio lui, il futuro vincitore di un Giro d’Italia e di un Tour de France. Si aggiungono poi un’altra decina di corridori, spingono tutti, il gruppo si spezza, qualcuno inizia a ritirarsi perché il ritmo è altissimo. Quando Fabbri si muove e raggiunge i fuggitivi restano al comando in cinque, a cinquanta chilometri dall’arrivo Nencini si mette alla testa di un gruppetto di quattro inseguitori, il vantaggio scende da 2 minuti a 1 minuto e mezzo. A quel punto, sempre citando il Corriere dello Sport, “Fabbri fece quello che tutti si attendevano. Se ne andò deciso su una breve rampetta a Sistiana e nessuno più lo rivide se non al traguardo. Questa la corsa dominata da Fabbri, questa la tattica con la quale ha liquidato i suoi 107 avversari”.
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