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di Luca Pelosi (Il Romanista)
“Il 25 aprile del 1946 è giovedì e lo sfrecciare delle biciclette nella prima edizione del Gran Premio della Liberazione rapisce gli sguardi a ogni giro e poi si torna a parlare. Il puzzo acre della guerra è ancora nell’aria e le scene di tripudio in via dei Fori Imperiali, con le jeep degli americani prese d’assalto dai bambini, hanno ceduto il posto alla voglia di ricominciare e alla fatica di farlo”. Con queste parole Enzo Vicennati nel libro “As Roma Ciclismo – 90 anni di storia in bicicletta” descrive il clima del 25 aprile 1946, giorno del primo Gran Premio Liberazione di ciclismo. C’è tanto giallorosso nelle origini e nella storia di questa classica del ciclismo under 23, gara simbolo della rinascita di tutta Italia.
Considerato il Mondiale di primavera dei dilettanti, è per la categoria Under 23 quello che la Milano-Sanremo incarna per i professionisti: la vittoria che vale una carriera. L’hanno vinto Gianni Bugno, Dimitrij Konyshev, Matteo Trentin, tra gli altri. Il primo vincitore, Gustavo Guglielmetti, era un atleta dell’A.S. Roma Ciclismo. Non alle Terme di Caracalla, come poi divenne tradizione, ma all’Acqua Acetosa. Un circuito tra i Parioli e il Flaminio da ripetersi 16 volte. Evento organizzato dall’Associazione Partigiani d’Italia, con 88 corridori al via e una corsa di oltre due ore dominata dall’AS Roma. Controllo totale dei giallorossi nella fuga decisiva, composta da 12 ciclisti, e lo spunto vincente di Gustavo Guglielmetti a 150 metri dal traguardo. Irresistibile, vittoria a braccia alzate, tra due ali di folla. Il secondo classificato, Spartaco Rosati, buon amico di Guglielmetti, sarà il vincitore della seconda edizione proprio alle Terme di Caracalla, con la salita di Via Santa Balbina a rendere impegnativi i 40 giri del circuito, per un totale di 100 chilometri. Che gara. In fuga all’ottavo giro, ripreso poi da altri tre corridori, in un vero e proprio derby: due sono della Roma (l’altro è Olivieri), due della Lazio (Santolini e Gregori). Inutile il tentativo dei due biancocelesti di staccare Rosati, il più forte. Un uomo solo al comando, la sua maglia è giallorossa, il suo nome è Spartaco Rosati. Lo spunto vincente è il suo, tra due ali di folla in festa.
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