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di Luca Pelosi (Il Romanista)
C’è anche una bella storia di fratelli tra le tante che racconta l’A.S. Roma Ciclismo e che racconta il libro “A.S. Roma Ciclismo – 90 anni di storia in bicicletta” di Enzo Vicennati. È la storia di Sergio, il più grande, e Fabrizio, di due anni più piccolo. È stato il papà, il signor Carloni, ad averli messi in bicicletta sulle strade del Quarticciolo. Un papà che fa di tutto per consentire ai figli di praticare uno sport che possa insegnare loro il valore della fatica, l’importanza della salute, l’idea che ogni cosa nella vita va conquistata. Sergio ha corso con l’Atala Concordia e nel 1956 ha avuto il lusso di avere la prima bicicletta. Nella Roma lo accolgono nomi importanti, da Livio Trapé a Salvatore Morucci e non solo. Corse lunghe, sofferenza, ma anche tanta crescita.
Nel suo ultimo anno da dilettante Sergio vince ben 14 corse, tutto lascia pensare a un suo pronto ingresso tra i professionisti, ma qualcosa va storto, le squadre che sembrano puntare su di lui chiudono e il sogno resta tale.
Fabrizio, classe 1942, è nel giro azzurro, ha vinto il Giro d’Abruzzo con la maglia della A.S. Roma Ciclismo, ma neanche lui passa professionista.
È il presidente Franco Evangelisti a riportarli a casa per un milione e li chiama “i fratelli milione”. I due continuano ad andare forte, Sergio è secondo nella preolimpica per Roma 1960, ma non viene convocato per l’ultima prova e perde il treno a cinque cerchi. Fabrizio sfiora la vittoria nel Giro del Lazio a tappe, ma proprio all’ultima giornata si vede superato da Felice Gimondi.
Resta comunque un profondo segno lasciato nella storia dell’A.S. Roma Ciclismo e sulle strade di Centocelle e del Quarticciolo, consumate dalle loro ruote e da quelle dei “ragazzi terribili” della Roma Ciclismo di fine anni Cinquanta.
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