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di Luca Pelosi (Il Romanista)
E’ stato uno dei momenti più difficili nella storia dell’A.S. Roma Ciclismo. Il momento in cui la trasformazione dell’A.S. Roma in S.p.A. comportò la chiusura della Polisportiva e ogni sezione fu costretta ad andare avanti senza più far parte della società giallorossa. L’unica che ce l’ha fatta, e che esiste ancora oggi, è proprio la sezione Ciclismo, che dimostrò fin da subito una grande capacità di reazione e la voglia di poter continuare con le proprie gambe. Senza gambe, d’altronde, in bicicletta non si va. A rendere ancora più complicata la situazione c’era anche il contesto storico, dato che a fine anni 60 il movimento dilettantistico inizia a spostare decisamente il suo centro d’interesse al Nord. La zona di confine è proprio Roma, grazie al sodalizio giallorosso, con Pietro Chiappini che dedica tutto se stesso a tenere in piedi al meglio possibile la sua squadra. Renzo Baldesi, che rimane consigliere dell’A.S. Roma Calcio, diventa presidente della sezione ciclismo. Non entra nel merito delle scelte tecniche, ma la sua passione lo porta a dare a volte qualche indicazione sui ciclisti che gli piacerebbe vedere in giallorosso e spesso le sue intuizioni trovano il favore di Chiappini. Una di queste riguarda uno dei protagonisti di quel periodo, Giuseppe Martella.
Nato a Pavona nel 1949, incontra la Roma quando la società viene invitata al Giro della Grecia, ma si trova con pochi corridori disponibili. Lui in quel momento corre nella Confcommercio Petroli di Velletri, ma risponde alla chiamata, che pensa temporanea e legata solo a quella competizione. Corre bene e Pietro Chiappini si convince a chiedergli di entrare nella società giallorossa. Lui accetta, ma pone una condizione: dovrà correre spesso al Nord, dove, come detto, si sta spostando il centro dell’attività dilettantistica. Certo, il ciclismo nella nostra regione è ancora molto seguito, come testimoniano le presenze di pubblico in occasione delle gare più importanti. Tra queste c’è il trofeo dedicato a Salvatore Morucci, che Martella vince due volte, nel 1971 e nel 1972. In quest’ultima occasione è già tesserato per l’A.S. Roma. E proprio in quell’anno la società viene invitata al Giro d’Italia Dilettanti, che si corre con la formula per società. Giuseppe Martella è tra i più attesi e gli organizzatori della “corsa rosa” garantiscono che le spese per la sua partecipazione saranno coperte proprio da loro, mentre per gli altri il club dovrà arrangiarsi. Ci pensa proprio lui e trova un sostenitore in un suo grande tifoso che è proprietario di un ristorante a Torvajanica. Sarà lui a coprire le spese di viaggio per il resto della squadra. Lui e la squadra si comporteranno benissimo, tanto che Giuseppe sarà secondo dietro a Gianbattista Baronchelli, che poi sarebbe diventato uno dei professionisti italiani più importanti.
Martella passerà professionista alla fine della stagione 1973, iniziata con un ritiro a Grottaferrata e con la prima vittoria ottenuta da Vittorio Algeri alla Montecarlo-Alassio. Oltre a lui e Martella, in squadra ci sono anche Consalvi, Fratini, Gasparini, Gasperini, Proni e Tomassi. Pietro Chiappini e Vinicio Corridi pensano a tutto, Renzo Baldesi tiene duro. “Amo il ciclismo – dichiara alla rivista ‘Giallorossi’ – la bicicletta mia affascina perché attraverso i miei ragazzi rivivo alcuni tra gli anni più belli della gioventù: è un tuffo nel passato che faccio ben volentieri, in un ambiente sano, non contaminato dal professionismo. Seguo con passione le vicende dell’A.S. Roma Ciclismo, perché lì si fa sport fine a se stesso e basta una vittoria, magari un bel piazzamento, per vedersi ripagati dai ragazzi, cui basta una coppa o una medaglia per realizzarsi. E’ inoltre per me un onore essere al vertice di una sezione tanto gloriosa, che in passato ha dato molto all’Italia con i suoi campioni. Do il mio contributo, ma non vanno dimenticati i veri artefici delle fortune della società, cioè i vicepresidenti Pietro Chiappini e Aldo Lugari, oltre ai direttori sportivi”. “Nonostante abbia perso la protezione di mamma Roma calcio – si legge nelle cronache del 1972, come riporta Enzo Vicennati nel suo imperdibile libro “A.S. Roma Ciclismo, 90 anni di storia in bicicletta” – la vecchia sezione giallorossa non ha voluto chiudere i battenti a grazie ad alcuni sportivi veramente di fede, continua imperterrita la sua marcia nel mondo del ciclismo”.
Il 1973 vede ancora l’A.S. Roma invitata al Giro d’Italia. Giuseppe Martella va vicino alla vittoria di tappa, quando va in fuga da solo a trenta chilometri dall’arrivo di una delle tappe più dure. Viene ripreso, sarà secondo, ma le sue doti non sfuggono ai direttori sportivi dei professionisti, che lo ammirano anche al Tour de l’Avenir, vinto ancora da Baronchelli. Così nel 1973 Giuseppe Martella passa alla Scic e diventa professionista, come poi lo sarebbe diventato anche il figlio Massimiliano, vestendo, tra le altre, le maglie della Lampre e della Ceramica Flaminia. Oggi gestisce un negozio di biciclette ad Albano. Più scavi, più ti accorgi che la storia dell’A.S. Roma Ciclismo è sempre una storia di famiglia.