foto dalla pagina Facebook di Francesco Del Zio
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di Luca Pelosi (Il Romanista)
È il 20 settembre 1972 quando Francesco Del Zio batte il record del mondo di surplace, portandolo a due ore, sei minuti e quindici secondi. È una delle tante storie raccontate da Enzo Vicennati nel libro “As Roma Ciclismo – 90 anni di storia in bicicletta”. Nel surplace non si può in alcun modo poggiare il piede a terra né retrocedere per più di 20 cm. Il suo scopo, nelle prove di velocità su pista, è quello di provare a fare in modo che sia l’avversario a passare avanti, al fine di costringerlo a tirare la volata. È un’arte, un capolavoro di equilibrio, tecnica, forza, concentrazione e volontà. Un gesto che richiede una lunga preparazione specifica. Non a caso Francesco Del Zio per riuscirci si rivolge anche al professor Antonio Dal Monte, che mette in campo tutte le sue conoscenze sulla biomeccanica per aiutarlo a migliorare un gesto che era nato come preparazione allo sprint, ma che poi era diventato fine a se stesso. Francesco Del Zio, classe 1945 e passato alla Roma a 16 anni, è sempre stato un grande specialista della pista, entrando presto nel giro della Nazionale. Straordinaria la sua prova. Non ha avversari da battere se non se stesso, tiene la testa fissa sul manubrio e sulla ruota anteriore, di traverso rispetto alla pista del velodromo, con migliaia di occhi addosso e i giudici a controllarlo. Equilibrio perfetto, anche tra fisico e mente, per restare concentrato conta i minuti due per volta nella sua testa, come se fossero ripetute in allenamento. Dopo due ore, sei minuti e quindici secondi cede e viene raccolto al volo, altrimenti cadrebbe. È quasi svenuto, ma ha portato a casa un record storico che, per quanto riguarda la pista, è valido ancora oggi. E la pista era quella del Velodromo Olimpico di Roma.
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