—
di Luca Pelosi (Il Romanista)
Il giorno è il 14 luglio 1957 ed è una data da ricordare nella grande storia dell’A.S. Roma Ciclismo, che porta a casa sia il Trofeo Concordia sia il Circuito del Lago di Bolsena. Sono Maurizio Tofani e Salvatore Morucci i vincitori, in prove dominate dalle maglie giallorosse. Non è l’unica volta in cui la società giallorossa ha realizzato una doppietta simile, ma la particolarità di quel giorno sta proprio nella strategia di squadra, che si è rivelata vincente.
Le cronache dell’epoca parlano chiaro: “La prima prova del Trofeo Concordia ha trovato nella squadra dell’A.S. Roma la sua dominatrice. Potremmo dire che oggi Chiappini, il rasserenato direttore sportivo giallorosso, ha fatto il vero e proprio tiranno.
Lungo tutto l’arco dei 65 chilometri, i suoi ragazzi hanno comandato a piacimento il gruppo multicolore, che sotto i cocenti raggi del sole sembrava addomesticato e assoggettato. Ancora una volta Tofani ha avuto ragione su un suo compagno.
L’ultimo metro è stato fatale al compagno di squadra Armando Solari. L’ultimo metro, quello che decide tutta la corsa, che è all’epilogo di ogni fatica, gli ha riservato l’amara delusione facendogli sfuggire il sogno accarezzato per numerosi chilometri.
Quando la strada ha iniziato a salire verso Zagarolo, Petrangeli ha tentato l’avventura solitaria. Non sapeva che i ragazzi della Roma gli avevano concesso solo pochi minuti di libertà. Infatti, passato il centro abitato, essi sono partiti all’inseguimento che, dopo un brevissimo spazio di tempo, ha dato i suoi frutti. Non ci sono stati dei primi attori lungo tutta la corsa. Solo Petrangeli ha messo il naso alla finestra, ma abbiamo già detto come. Non c’è stato dunque il dominatore.
Una corsa senza acuti ma bella lo stesso perché interessante, bella perché anche se non svilupava battaglia, si vedeva che sotto ardevano i carboni del fuoco dell’entusiasmo.
Più di uno forse voleva tentare, ma non gli era permesso. Più di uno forse vedeva in lontanaza un traguardo solitario, ma poi la squadra più forte non ha permesso colpi di testa e allora tutto è finito liscio come l’olio. Allo svolgimento della corsa ha contribuito la magnifica organizzazione dell’Atala-Concordia.
La cronaca della gara, che prende il via alle 8.15: i partenti sono settantuno e subito cominciano gli incidenti. Il primo a fermarsi è Giardello per noie al cambio. Poi sono Schiavoni e Piccinini che fanno un brutto ruzzolone, ma fortunatamente tutto si risolve per il meglio e i due ripartono all’inseguimento. Qualche chilometro prima di attaccare la salita di Zagarolo, Petrangeli tenta di andarsene. Prende qualche centinaio di metri di vantaggio che gli permettono di transitare primo, applauditissimo, per il paese. Poi nella seguente discesa gli uomini della Roma lo riportano all’ordine e la sua avventura finisce. Intanto la dura salita ha fatto sgranare il plotone e così a Palestrina abbiamo in testa un gruppetto guidato da Mastella, Di Giambernardino, Massi, Buffone, Superchi, Ghilardi e Zellini. Sarà il gruppetto che andrà all’arrivo, anche se sulla Tiburtina Tofani tenta di allungare. Trentuno corridori si presentano sul vialone d’arrivo per disputarsi la vittoria, che si risolve a favore di Tofani stesso. Secondo arriva Solari, terzo Lorusso e quarto Zellini”.
Questo invece il racconto della vittoria nel giro del Lago di Bolsena: “Salvatore Morucci, il generoso viterbese dell’Associazione Sportiva Roma, ha iscritto il suo nome al trentaseiesimo posto
dell’albo d’oro del giro ciclistico del lago di Bolsena, spettacolare classica della provincia viterbese. Una volata di intelligenza e il gioco è fatto: Morucci sapeva di essere inferiore a Dei Giudici nello sprint ed è partito da lontanto: ha guadagnato cinque metri nel curvone che immette al rettilineo d’arrivo ed è riuscito a mantenerne un paio sulla lingua del traguardo. Nel complesso una dizione di discreto rilievo tecnico ed agonistico, sebbene la gara sia stata condotta costantemente da un gruppetto (quello dei favoriti) e cioè Morucci, Trapè, Del Giudici, Berardi, con l’aggiunta di Rosa e Ialongo, ma solo per una novantina di chilometri) nettamente superiore a tutti gli altri che hanno sepre marciato a notevole distanza e mai in grado di impensierire i fuggitivi. Morucci ha vinto di forza e meritatamente: è stato senza dubbio il più bravo, perché ha sempre avuto l’iniziativa: voleva forse ricredere quanti ancora non confidano nelle sue elevatissime possibilità.

1957 Esordienti premiati per numero vittorie e tesseratti con il DS Chiappini
Trentadue i corridori al via, con una gara velocissima che il caldo promette di rendere ancora più dura di quanto già non sia per i suoi 140 chilometri. Fugge subito Faggiani, che ha guadagnato un centinaio di metri a Bagnaia. Un passaggio a livello però lo ferma e di novo abbiamo il gruppo compatto che prosegue per Vitrochiano, dove Trapè vince il premio di traguardo. Intanto nello spazio un chilometro Maggini prima fora, poi rimpe la bici e scompare dalla lotta. Tra Vitorchiano e Grotte, la durissima salita della Vezza provoca la fase decisiva. Morucci, Trapè, Rosa. Del Giudici e Martellotti assumono l’iniziativa e staccano decisamente tutti gli avversari, sorpresi dall’improvviso allungo e prendono un distacco che a Grotte, dove il traguardo è vinto da Trapè, è già di venti secondi. Poi i cinque sono raggiunti da Berardi e Ialongo e tutti e sette proseguono verso Viterbo, dove il gruppetto perde Martellotti. A Montefiascone passa ancora primo Trapè, seguito da Morucci e Dei Giudici. A 10″ Berardi, a 30″ Ialongo, a 50″ Rosa. Il gruppo è a tre minuti, che aumentano. Sull’ultimo gran premio della montagna Morucci e Dei Giudici sorprendono Trapè e Berardi. Dei Giudici scatta a ripetizione, ma Morucci resiste sempre e lo beffa in volata”.
Morucci, A.S. Roma, batte Dei Giudici, tesserato con la Lazio. Uno dei tanti derby vinti, in una giornata da ricordare per l’A.S. Roma Ciclismo.