—
di Luca Pelosi (Il Romanista)
Nel 1953 il Giro d’Inghilterra inizia con il dominio dei giallorossi Bruno Monti e Luciano Ciancola, che trionfano nelle prime due tappe
Due romani, due prodotti dell’A.S. Roma Ciclismo. Bruno Monti e Luciano Ciancola. Protagonisti delle vittorie di squadra della società giallorossa, uno campione d’Italia Indipendenti, l’altro campione del mondo dilettanti nel 1952. Tra il 6 e il 19 settembre li troviamo impegnati in un confronto internazionale che farà crescere entrambi. Il Giro d’Inghilterra, una delle ultime prove a tappe della stagione. Insieme a Monti e Ciancola ci sono Gestri, Ciolli e Chiti, oltre al meccanico Masi e al Commissario Tecnico Imboldi. “Non si tratta di un tracciato di estrema difficoltà – dichiara il commissario tecnico – ma il brutto è appunto questo: la selezione dei valori tarderà e i migliori dovranno prodigarsi all’esaurimento per prevalere. Gli uomini da battere dovrebbero essere i francesi, che hanno perfezionato il loro stato di forma nel recente giro del Belgio. Bruno Monti è il capitano della squadra, l’uomo che dovrebbe emergere nelle ultime tappe, che dovrebbe progredire sullo schermo degli assi stranieri. Noi, del resto, non si punta unicamente a un successo finale. Per premurarci di evitare sorprese, daremo battaglia anche per i traguardi parziali. Per questi vi sarà Luciano Ciancola”. E gli altri tre? “Hanno mezzi per mettersi in evidenza, sempre che le loro prodezze rientrino nelle concessioni elargite dal gioco di squadra”.
La prima tappa è tutta giallorossa. Primo Monti, secondo Ciancola. “Il Giro dell’Inghilterra si è iniziato in una cornice, in verità, non abituale in questa nazione nella quale il ciclismo su strada, liberatosi delle pastoie di un inutile formalismo, sta mettendosi alla pari degli altri paesi – racconta il Corriere dello Sport – La cornice era la seguente: raduno nel famoso Hyde Park di domenica (giorno per gli inglesi di completo riposo); folla e, poi, sfilata per le vie della città. Una sfilata lunga, perché lOndra, come si sa, non è una cittadina ma una vasta metropoli. Quindi, partenza. La folla s’è appassionata come non si credeva. Forse perché il grande giornale “Express” aveva pubblicato in prima pagina l’avvenimento, forse perché la propaganda degli organizzatori era stata vivace e intelligente, fatto sta che la folla era molta ed essa ripeteva i nomi dei protagonisti, specialmente dei maggiori, magari pronunciandoli all’inglese”.
Anche i giornali inglesi avevano fatto sapere che la rappresentativa italiana era la più forte e che di essa Bruno Monti sarebbe stato l’alfiere e Luciano Ciancola il “numero”. E in mattinata tutti cercavano i due romani e romanisti, sia gli addetti ai lavori, sia gli appassionati inglesi, sia gli italiani residenti a Londra. E Monti e Ciancola hanno mantenuto fede alle promesse. “Essi hanno vinto – riportano le cronache – Sissignori, hanno vinto in due, perché si può dire che la lotta per il successi si sia ristretta a loro due nella bella volata ingaggiata sul gran vialone, perché gli altri erano già stati liquidati. L’ha spuntata Monti, più agile e più pronto dell’ex campione del mondo che pur aveva dimostrato, durante la corsa, di essere in gran forma. Ma se essi hanno lottato per il successo finale, l’uno per superare l’altro, è ben vero che – in stretta collaborazione per tutta la tappa – hanno dato la mazzata ai più pericolosi avversari. Infatti, francesi e belgi, se avevano resistito agli scatti di Steel e di Wood all’inizio, non hanno resistito poi all’attacco dei nostri quando decisero di partire. Soltanto sei rimasero in gruppo, oltre al Gestri che si è confermato gregario utilissimo. Di quei sei, i migliori e più pericolosi per le prossime tappe dovranno essere considerati Wood, corridore attento, stilista compito, e Talbot, che ha al suo attivo alcuni successi per distacco. Il primo successo dei nostri – successo pieno e completo – pone gli altri di fronte alla realtà e quindi li fa coalizzare contro i nostri. Spetta adesso all’intera squadra un compito gravoso”.
Primo Monti, secondo Ciancola. Si comincia così nel secondo giorno, dove però c’è già un brutto imprevisto. La tappa inizia con una caduta che vede coinvolti sia Monti sia Ciancola. Ma mentre il secondo poteva ripartire, sia pure dolorante e sanguinante a un braccio, il secondo era costretto a fermarsi per farsi medicare e far riparare la bicicletta malconcia. “Ciancola accioffava i fuggitivi ma non così poteva fare Monti, il quale era costretto ad arrivare in ritardo. Ma della caduta, tanto Ciancola che Monti risentivano nella tappa a cronometro vinta dal belga Guldermont, rivelatosi fortissimo e brillante. Ma nonostante la caduta e le disavventure Ciancola, alla fine della giornata, era primo nella classifica generale. Ha il morale altissimo ed è sicuro di non cedere. Monti non è molto lontano e si spera, con una buona dormita, che il malanno gli passi e possa risalire la corrente”. In realtà si tratta di una semitappa, perché la giornata è divisa in due. Nella prima semitappa i belgi hanno cercato di lanciare Guldermont, la loro punta di diamante. “Naturalmente la squadra italiana reagì energicamente non abboccando all’amo delle fughe continuate. Gli avversari venivano prima lasciati sfogare e poi, a mano a mano, ripresi”, racconta il Corriere dello Sport. La caduta naturalmente condiziona tutto. “La fuga finale – prosegue la cronaca della tappa – trovò pronti solo pochi elementi, perché al traguardo di Peterborough il gruppetto dei primi era composto da soli otto uomini. Ma in questo gruppetto c’era Ciancola, magnifico atleta, oggi veramente superbo da ricordare la sua bella giornata di Lussemburgo, quando vinse il titolo mondiale. Ciancola liquidò tutti gli avversari, compreso Woods, che si sta dimostrando atleta regolare e brillante. Monti arrivò in ritardo di quattro minuti. In ritardo ma non avvilito”. La frazione a cronometro non modificherà di molto la situazione. Ma una cosa fu chiara a tutti: le altre nazionali si sarebbero coalizzate contro un’Italia guidata da Monti e Ciancola. Romani, romanisti. Temutissimi.