Il “Sindaco” ripercorre la gara, a cui ha preso parte assieme ad altri sei giallorossi: «Dura, ma offre paesaggi unici. Ogni ciclista dovrebbe affrontarla almeno una volta nella vita»
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di Luca Pelosi (Il Romanista)
La decima per il “Sindaco”, un’esperienza fantastica per lui e per gli altri sei ciclisti dell’A.S. Roma Ciclismo. Questa è stata, domenica scorsa, la “Maratona dles Dolomites”, alla quale, oltre a Luigi Maura, per tutti il “Sindaco” (e referente del Team Strada), c’erano Umberto Donati, Santino Gentile, Roberto Brusco, Roberto Torroni, Lucio Pizzamiglio e Pierpaolo Fanelli. Passi mitici, come il Giau, il Sella e il Pordoi, tanta fatica e tanta soddisfazione per tutti. E per conto di tutti parla proprio Luigi Maura, tornato a Roma con la decima medaglia. «Dico sempre che è una gara che un ciclista deve fare almeno una volta nella vita», esordisce, ma subito dopo aggiunge: «E ogni volta la finisco pensando che bisogna ritornarci».
È così anche stavolta, perché l’emozione che ti prende mentre pedali in salita fino a certe vette e la meraviglia di certi paesaggi si uniscono in una sensazione che non dimentichi e che vuoi tornare a provare. «Non è facile – riparte Luigi Maura – perché i costi sono alti, ci sono pacchetti che prevedono almeno 4 giorni di permanenza, non è semplice trovare sistemazioni adatte. Però ne vale la pena». E lo è valsa anche stavolta: «Abbiamo trovato un clima perfetto, per la prima volta ho corso in maniche corte. Certo, le prime discese le abbiamo fatte indossando la mantellina perché al mattino presto trovi ancora tanta ombra, ma trovare 12-13 gradi alla partenza era più che accettabile. Il clima è importante perché anche il percorso corto non è una passeggiata. Ci sono salite spettacolari, non durissime ma molto lunghe. Stavolta devo dire che mi sono concentrato soprattutto sul panorama, me la sono gustata particolarmente. Altre volte magari ho fatto il percorso medio a testa bassa».
Il racconto prosegue e coinvolge tutti. «Ho corso insieme a Lucio Pizzamiglio fino all’arrivo, dove poi mi è arrivato mezza ruota davanti. C’era Umberto Donati al debutto, ha fatto il percorso lungo partendo insieme a me in ultima griglia, gli ho fatto anche un video. Santino Gentile è un atleta abituato alla fatica, ha corso a piedi la 100 chilometri del Passatore, ma mi ha detto che è più dura questa granfondo. Ha preso uno dei pacchetti di beneficenza ed è partito in seconda griglia, va matto per i dolci e sul Giau si è mangiato di tutto. Anche Roberto Brusco ha fatto il percorso lungo, è stato bravissimo perché non è affatto facile. Ma in bici si fa tutto, senza fretta e con i rapporti giusti. Certo, se alla prima volta completi il percorso lungo, hai portato a termine una bella impresa. Roberto Torroni invece era alla venticinquesima partecipazione. Giustamente l’ha presa come una vacanza, sul percorso corto. Bravissimo anche Pierpaolo Fanelli, anche lui alla prima partecipazione, anche se l’ho bonariamente rimproverato perché non ha indossato la nostra maglia».
Ecco, la maglia della Roma è parte integrante della manifestazione. «È così. La nostra maglia è differente. Roberto Brusco ad esempio è rimasto molto colpito da un’usanza alla quale alcuni di noi sono abituati. Ogni volta che c’è un po’ di pubblico ci applaudono e ci urlano: “forza Roma!”, anche se non sono certamente romani. È bellissimo ed emozionante, ho provato qualcosa di simile anche alle Strade Bianche. E state certi che non lo fanno con altre maglie, anche se hanno marchi molto popolari nel ciclismo. È un’atmosfera eccezionale». Che Luigi Maura conosce dal 2006. «L’anno prima, un amico che andava in bicicletta, Carlo Taglienti, che oggi ha 86 anni, mi propose di partecipare. “Ma io non arrivo neanche a Frascati”, gli dissi. E invece eccomi qua alla decima partecipazione, da lì è iniziata l’avventura». Non è finita.