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Marcotullio e Grassi. Gli atleti dell’A.S. Roma Ciclismo si sono aggiudicati il tricolore del circuito “Prestigio”: «La Marcialonga Craft la gara più dura, ma anche la più bella»
di Luca Pelosi (Il Romanista)
Marcotullio: «Rifarlo? Perché no»
Strade Bianche, Squali Trek, Colnago Cycling, Via del Sale, Sportful, Marcialonga Craft, Pinarello. Sono le granfondo che hanno portato Roberto Marcotullio a conquistare lo scudetto del Prestigio, il circuito più prestigioso (appunto) delle granfondo italiane. Grande passista, Roberto pedala instancabilmente dal 1990, da dieci anni è in maglia giallorossa ed è uno dei referenti del Team Strada. «È un progetto che avevo in mente già da un po’ – ci racconta – sono molto contento di averlo portato a termine e di averlo fatto insieme a Roberto Grassi. Sono state tutte gare molto belle, la più difficile è stata sicuramente la Marcialonga Craft, a Predazzo. C’è stata pioggia fin dal mattino, grande freddo e poi al Passo Pampeago è arrivata anche la neve. In tanti ciclisti hanno dovuto togliersi gli occhiali perché a causa della neve non si riusciva a vedere nulla. Pensavo che il Passo San Pellegrino fosse il più duro, invece è stato il più facile». Si parla di una gara da 110 chilometri, con ben 3300 metri di dislivello. «Sì, tostissima – ci conferma Roberto Marcotullio – ma alla fine devo dire che, oltre ad essere la più dura, è stata anche la più bella».
Tra i ricordi più intensi c’è anche, a proposito di montagne, la Sportful Dolomiti Race. «È un percorso che conosco a memoria, la faccio da molti anni. Altra granfondo molto bella. Ne sono uscito particolarmente contento perché sia io sia Massimo Asci abbiamo aspettato Roberto Grassi, che era in difficoltà, per aiutarlo ad arrivare al traguardo. La compagnia e il gioco di squadra sono aspetti bellissimi di questo sport e vederlo arrivare al traguardo è stata una gioia per tutti». E in effetti Roberto Marcotullio gioca sempre un ruolo di primo piano nelle granfondo, durante le quali si mette a disposizione dei compagni di squadra per affiancarli e stimolarli. E poi si complimenta con loro: «Robertino è stato grandioso, ha accettato subito la mia proposta e non si è mai tirato indietro in queste esperienza nuova». Nuova anche per un veterano come Roberto Marcotullio: «Conoscevo solo la Squali Trek, oltre alla Sportful Dolomiti Race. Le altre le ho fatte tutte per la prima volta, tranne le Strade Bianche, cui avevo partecipato anche qualche anno prima».
Come si prepara un’impresa del genere? «Bisogna programmare con attenzione, perché si tratta di gare molto dure e anche tutte al nord, quindi anche la logistica va pianificata bene. Poi è chiaro che la forma viene piano piano, ma quelle più dure necessitano di preparazione specifica che non sempre si riesce a fare per via dei percorsi. Capitano tratti di sterrato o pendenze abbastanza impegnative, anche del 15 o 16 per cento. Inoltre anche le discese non sono affatto banali, in alcuni punti di sterrato c’erano tratti quasi da mountain bike, che però è un terreno a me sconosciuto, quindi ho dovuto prestare massima attenzione». Esperienza nuova e bella. Da ripetere? «Non si sa mai. Appena finito, ho pensato che mi piacerebbe rifarlo. Se trovo la compagnia giusta, perché no? Sono gare molto belle, tutte con un’ottima organizzazione e danno grande soddisfazione». E uno scudetto da potersi cucire sulla maglia giallorossa.
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Grassi: «Successo di squadra»
«Vuoi fare il Prestigio insieme a me?». La telefonata è arrivata un po’ di tempo fa da Roberto Marcotullio e Roberto Grassi non ci ha pensato un attimo: «Sì, perché no?». In realtà qualche motivo per il “no” poteva anche esserci, perché, come ci racconta lo stesso Roberto, «ho un lavoro per il quale devo stare seduto 8 o 9 ore al giorno e quindi il tempo per preparare le granfondo come vorrei non c’è». Figuriamoci se l’obiettivo è quello di concluderne almeno 7 su 10 per poter arrivare a vincere lo scudetto… E invece lo scudetto è arrivato, bello perché conquistato con grande costanza e fatica, ancora più bello perché in fin dei conti si è trattato di un successo di squadra. «Roberto Marcotullio è stato un grande compagno d’avventura, un amico che mi ha supportato in questa impresa e spronato nei momenti in cui pensavo di non farcela. Lo ringrazio per avermi coinvolto in questo progetto, che ci ha dato una gran bella soddisfazione».
Stesse gare tranne una, perché Roberto Grassi ha partecipato alla granfondo “Felice Gimondi”, ma, soprattutto, stessa determinazione e voglia di raggiungere l’obiettivo, che si è vista nei momenti più duri. «Alla Marcialonga Craft a Predazzo abbiamo vissuto momenti molto difficili, è arrivata la neve, in tanti hanno sofferto e si sono ritirati. Lì è stato importante non mollare e concludere almeno il percorso corto, perché naturalmente per vincere lo scudetto le gare vanno concluse». E come ci si prepara per un’impresa lunga un anno? «Ho programmato delle uscite in più, alcune le ho fatte insieme a Roberto. Poi la domenica sono spesso a Villa Adriana e da lì riesco a ricavare dei percorsi che mi sono stati molto utili. Poi devo dire che la condizione è migliorata strada facendo, proprio grazie a queste prove così impegnative, per cui più andavo avanti e più mi sentivo sicuro. Anzi, ora sto beneficiando di questo sforzo e nelle gare successive che ho fatto ho sentito la gamba molto migliore».
Roberto già guarda avanti: «Non so se farò il Prestigio anche l’anno prossimo, vedremo. Il mio obiettivo è la Ötztaler Radmarathon, che si svolge in Austria e che è ritenuta da molti la corsa più dura di tutte le Alpi, forse d’Europa, con i suoi 238 km di lunghezza e 5.500 metri di dislivello. Ho un conto in sospeso con questa gara e devo saldarlo». Il tutto con la maglia che ormai dal 2019 Roberto indossa con orgoglio, quella dell’A.S. Roma Ciclismo: «È veramente bello far parte di questo gruppo, perché c’è tutto ciò di cui si ha bisogno. Un grande rapporto umano con i compagni di squadra, una ottima attenzione alla preparazione e alla logistica, un’organizzazione perfetta. A volte ti senti quasi come se facessi parte di un team professionistico, come ad esempio è stato a Vallelunga, ma con il rapporto umano che è la base di un team amatoriale. Quindi direi che nell’A.S. Roma Ciclismo ci sono le condizioni ideali e sarà un onore per me indossare lo scudetto sulla nuova maglia».